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Università Bologna, tensioni interne a Filosofia: 26 docenti chiedono il trasferimento

All’università più antica del mondo, nel silenzio generale della città, sta accadendo una piccola grande rivoluzione. Dall’anno scorso ad oggi sono già 26 i docenti del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione che hanno abbandonato la scuola per approdare dietro altre cattedre. In 17 hanno lasciato giovedì scorso, durante l’ultimo consiglio, per migrare al Dipartimento delle Arti felsineo, mentre altri 9 avevano già formalizzato la scelta l’anno scorso. Tre sono stati trasferiti in altri atenei. La transumanza, sulla carta, segue motivazioni accademiche, di studio e di ricerca. In realtà, da subito, i giornali hanno parlato di un regolamento di conti interno. Per tenere il Dipartimento attivo sotto il numero legale di 50 docenti (40 quelli sanciti dalla legge Gelmini, 10 in meno di quelli previsti dall’Alma Mater) c’è voluta addirittura una deroga al regolamento di ateneo, giunta in extremis.
Ma l'università di Bologna non è l'unica a vivere un periodo di crisi, che a quanto pare è generale e diffuso in tutti gli atenei d'Italia. Il 40% degli atenei italiani, infatti, è tra i primi 300 al mondo per la ricerca. Ma solo pochi si trovano nella top 300 in generale: Politecnico di Milano, che svetta al 139 esimo posto, l'Alma Mater di Bologna, La Sapienza e l'università di Padova. È ciò che emerge dal QS World University Rankings 2023, la classifica universitaria globale più celebre e consultata al mondo. La situazione delle università italiane non brilla: solo sei - tra queste anche il politecnico e l'università di Torino, la Federico II di Napoli, la Cattolica di Milano e il politecnico di Bari - crescono; altre 21 peggiorano e 14 rimangono stabili.
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